articolo del 27/02/2024

DWORLD srl. L’archiviazione digitale semplice ed efficace

Dalla sua sede a Catanzaro, l’azienda guidata da Giuseppe Arnò offre soluzioni per salvaguardare i dati, sia in server “in house” sia in cloud

Negli ultimi anni sono tornati alla ribalta i problemi legati alla formazione, alla gestione e alla conservazione degli archivi. Con le nuove tecnologie, infatti, si è aperta una fase di evoluzione continua nel settore dello storage di dati, dando un impulso all’innovazione di metodologie ormai consolidate da decenni. Oggi sono stati implementati nuovi metodi di archiviazione di dati, necessari per poter affrontare il grande oceano dei big data. È il cloud, in particolare, a trainare questa trasformazione in atto. Il suo punto forte è di permettere un accesso dovunque e in qualsiasi momento ai dati conservati, poiché si tratta di un supporto immateriale. E come tutte le tecnologie, ha i suoi primi sperimentatori. Si tratta di innovatori come Dworld srl, azienda di Catanzaro in prima linea nelle soluzioni personalizzate per l’archiviazione, in particolare per quella digitale.

L’amministratore unico Giuseppe Arnò

Negli ultimi anni sono tornati alla ribalta i problemi legati alla formazione, alla gestione e alla conservazione degli archivi. Con le nuove tecnologie, infatti, si è aperta una fase di evoluzione continua nel settore dello storage di dati, dando un impulso all’innovazione di metodologie ormai consolidate da decenni. Oggi sono stati implementati nuovi metodi di archiviazione di dati, necessari per poter affrontare il grande oceano dei big data. È il cloud, in particolare, a trainare questa trasformazione in atto. Il suo punto forte è di permettere un accesso dovunque e in qualsiasi momento ai dati conservati, poiché si tratta di un supporto immateriale. E come tutte le tecnologie, ha i suoi primi sperimentatori. Si tratta di innovatori come Dworld srl, azienda di Catanzaro in prima linea nelle soluzioni personalizzate per l’archiviazione, in particolare per quella digitale. Volto dell’azienda è l’amministratore unico Giuseppe Arnò, che ne racconta la nascita: «Prima ero socio di un’altra azienda che si occupava di fotocopiatrici e stampanti. Tuttavia, avevo intuito il passaggio dal cartaceo al digitale, così ho fondato Dworld puntando sulla digitalizzazione dell’archiviazione. Oggi l’azienda ha sette anni di vita e il suo nome descrive quel “digital world” che poi si è affermato».

I PUNTI DI FORZA

Prosegue: «Siamo riusciti a far comprendere ai nostri clienti i punti di forza del digitale, che nel caso del cloud vuol dire avere a disposizione i propri dati in qualsiasi parte del mondo, 24 ore su 24, quindi una disponibilità continua». A questa accessibilità massima si aggiunge una maggiore sicurezza dei dati: «Avere i dati in digitale vuol dire salvarli in un server all’interno dell’azienda e in cloud, con un doppio salvataggio che fornisce una sicurezza al 100%. Se per un qualsiasi problema non si riesce a raggiungere Internet, ci sono i dati “in house”, nei server fisicamente presenti nella propria sede. Se, invece, i server vengono danneggiati o rubati, si ha una copia completa in cloud». Il tutto offrendo ai propri clienti un software di archiviazione italiano e semplice da utilizzare: «Attualmente si utilizza solo una minima parte delle potenzialità delle tecnologie che adoperiamo, non più del 30%. Questo vale, ad esempio, per cellulare, computer, smart tv e radio digitale. Per evitare perdite di tempo ed energie ai nostri clienti, noi proponiamo un software di archiviazione digitale valido ma anche semplice e intuitivo da utilizzare: si tratta di Evodoc, dell’azienda Zerod srl». E aggiunge: «Stiamo riscuotendo un ottimo successo con PA, aziende private e professionisti. Oggi la parola “digitale”, fino a dieci anni fa semisconosciuta, è diventata molto utilizzata e quindi tutti riescono a comprendere meglio le potenzialità di avere un’azienda digitalizzata».

IL FUTURO DEL SETTORE

Arnò anticipa anche le trasformazioni che stanno investendo il settore e che stanno conducendo a nuove possibilità: «I prossimi anni saranno sempre più digitali perché sta entrando in campo l’IA, che verrà applicata in tutti i settori e verrà attivata anche per l’archiviazione digitale. Nel prossimo futuro non ci sarà più bisogno di digitare sulla tastiera, ma basterà dare un comando vocale al software per archiviare». «Il secondo risvolto riguarda il fatto che sarà molto più semplice per un software “leggere” i campi che ci sono su un documento – continua – Tra le applicazioni, ad esempio, c’è l’archiviazione automatica del documento». E conclude: «Queste innovazioni future arriveranno tra mesi, non anni. Ma noi siamo pronti, non solo a utilizzarle ma a utilizzarle nel modo giusto».

Storia i metodi di conservazione delle informazioni sono cambiati nel tempo fino a oggi

Dalla pietra incisa a Internetcome sono evoluti i supporti

La storia dell’essere umano è strettamente legata all’archiviazione delle informazioni, raccolte in modo organizzato e fissate su un supporto. In questo senso, gli archivi intesi come testimonianza dell’attività umana sono sempre esistiti, prima come pitture rupestri e poi come caratteri incisi dai sumeri. A loro, infatti, si devono i primi supporti stabili in pietra dove, grazie alla scrittura cuneiforme, erano segnate le attività quotidiane. La storia dell’archiviazione è proseguita con le tavole di cera e il papiro, utilizzati dagli antichi egizi, dagli antichi greci e dai romani, passando in seguito all’esigua documentazione prodotta durante l’Alto Medioevo. La Chiesa, durante l’epoca medievale, ha avuto un ruolo fondamentale per la conservazione dei documenti: grazie ai monasteri, nei cui scriptoria operavano i monaci amanuensi dediti alla salvaguardia della memoria classica e alla produzione di Bibbie o Evangeliari, molta documentazione fu impressa su pergamena. Nel Basso Medioevo ci fu la creazione degli archivi comunali e dei notai, insieme alla rinascita delle città, e, successivamente, gli archivi come “arsenali del potere” durante l’età moderna e la formazione delle monarchie nazionali (oltre a quelli dei nobili). Questi archivi laici si affiancarono a quelli ecclesiastici nati in seguito alle disposizioni disciplinari emanate dal Concilio di Trento (1545-1563), che obbligavano i parroci a tenere registri appositi.

IL RUOLO DI MEMORIA COLLETTIVA

Nel corso dell’Ottocento, l’archivio da memoria di autodocumentazione diventò fonte della memoria collettiva. Gli studiosi acquisirono interesse nei documenti, raccolti in grandi depositi organizzati razionalmente e con uno spirito illuminista. Si arrivò dunque agli archivi contemporanei, nei quali forte fu l’influenza omologatrice dell’imposizione del metodo storico e degli ordinamenti statali nei confronti degli istituti di conservazione.

LE INNOVAZIONI RECENTI

Con l’arrivo dei supporti digitali, i metodi di archiviazione sono diventati sempre più efficienti. Dalle schede perforate sviluppate negli Anni ’40 del ‘900 immesse nei primi calcolatori elettromeccanici al nastro magnetico, fino all’hard disk (creato nel 1956) e ai floppy disk, le modalità di conservazione dei dati si sono trasformate legandosi alle tecnologie disponibili. Nel 1988 arrivarono i primi CD-Rom, mentre nella metà degli anni ’90 si diffusero i primi DVD, che avevano una capienza pari a 4,7 gigabyte. Nel 2000 arrivò la prima chiavetta USB, una tecnologia che divenne ampiamente usata grazie praticità e facilità di utilizzo. Ma la vera rivoluzione arriva con il cloud storage. Il termine cloud ne indica la caratteristica di smaterializzazione, che permette di archiviare i dati direttamente su piattaforme online senza la necessità di un supporto fisico. Resa possibile grazie al trionfo di Internet, si tratta di una tecnologia che ha rivoluzionato e continua a rivoluzionare il settore.